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Il Plantare Leonardo è il giusto sostegno al peso corporeo.
Sul piede viene esercitata una pressione da 1,3 se si cammina, ad oltre
2 volte il proprio peso, se si corre; prima sul calcagno e poi sull'avanpiede.
E' costituito quindi da un materiale resistente e indeformabile, ma
non rigido, ed è rinforzato da un'anima in acciaio che garantisce
la tenuta dell'arco plantare. Contrariamente ai principi che regolano
gli oltre 2000 plantari brevettati, Leonardo agisce sull'arco
esterno del piede, liberando così il movimento delle articolazioni
e, creando un alloggiamento all'osso del calcagno, impedisce il crollo
laterale dell'arco plantare. Questo fa sì che si raggiunga un
allineamento ideale dei vari segmenti corporei con la scomparsa dei
sintomi dolorosi più o meno intensi e localizzati. Le ripercussioni
di una cattiva postura vanno dallo scadimento della qualità della
vita a forme invalidanti. Come afferma il cattedratico Maurizio Ripani
dell'Istituto di Scienze Motorie dell'Università di Roma "
Nella medicina odierna si sta affermando una disciplina nuova, la posturologia,
che affronta il problema nella sua complessità. Dolori articolari,
muscolari, ecc. trovano la loro spiegazione non nella singola articolazione
o nel singolo muscolo, ma negli atteggiamenti scorretti che si assumono
nella vita di ogni giorno. Ciascuno di noi è stato colpito da
dolori muscolari o articolari a carico di vari segmenti corporei come
caviglia, ginocchio, anca, colonna vertebrale nei suoi vari tratti (cervicale,
dorsale, lombare). In tali circostanze, si è soliti sdrammatizzare
il problema, dando la colpa ai cambiamenti del tempo, al cosiddetto
"falso movimento" o comunque a traumi di piccola entità;
il tutto viene risolto, apparentemente nel modo migliore, con una terapia
farmacologica. Ma, il più delle volte, la sintomatologia dolorosa,
sottovalutata nel suo primo manifestarsi, con il passare del tempo riaffiora
insistentemente, fino ad assumere forme così violente da risultare
insensibile a qualsiasi terapia farmacologica. Si ricorre quindi a terapie
manuali, fisioKinesiterapia, massaggi ecc. Probabilmente il dolore si
attenua, magari scompare temporaneamente, ma nella maggior parte dei
casi, il problema non è risolto".
Il plantare Leonardo invece lo risolve!
Il plantare Leonardo è acquistabile inserendo il proprio
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IL
VESTIGIO DEL PIEDE
L'ULTIMA POSTURA DELL'UOMO
Questa postura viene definita dagli esperti S.P.F.: Sistema Posturale
Fine.
Quest’uomo (fig. 9), rispetto a noi, presenterà in futuro
un perfetto allineamento dei segmenti dell'asse corporeo (piede - tibia
- femore - bacino - addome - petto - testa), in modo che piedi, gambe,
busto e testa potranno ruotare e bilanciare nel giusto grado stabilito
da madre natura. Tutto questo, oggi, non è possibile perché
l'uomo ha tolto da sotto i suoi piedi lo strumento modificatore, il
vestigio, il quale ha due compiti: il primo proteggere il piede dal
sisma corporeo (slogature, torsione ecc.); il secondo, modificare l'osso
cuboide facendo completare la fossetta posteriore, portando la tuberosità
di quest’ultimo sotto il segmento dell'asse tibiale (ved. Fig.
10 e 11).
In questo modo l'articolazione calcaneo-cuboidea compierà il
processo funzionale, portandosi nella funzione di articolazione enartroso.
Madre natura ci fornisce questa possibilità, facendoci nascere
con le 5 ossa del mediotarso in forma cartilaginosa, predisposti alla
modificazione. Tutto ciò è dovuto ad una ricerca posturologica
iniziata all'età di 15 anni, nel 1956. Con l’aiuto di uno
strumento da me costruito nel 1978, la cabina antropometrica, sono riuscito
a disegnare l'uomo nella postura della fig. 9,
trovando gli spazi della statica e della dinamica (fig.
1) entro cui si colloca l'uomo in equilibrio, definita dai sarti "vestibilità".
Misurando questo spazio ho potuto disegnare le altre posture che ipotizzano
la nostra evoluzione.
A questa ricerca mancava l'ultimo tassello. Volevo conoscere gli strumenti
che abbiamo adoperato nei vari passaggi di postura.
Se si considera la partenza della nosrtra evoluzione da esseri acquatici,
questi (fig. 1) adoperavano la coda per spostare il corpo. Allontanandosi
dall'acqua dovettero adattarsi al terreno asciutto. A quel punto gli
altri esseri hanno portato le zampe sotto il busto, formando la postura
di fig. 2. Da questa postura inizia la trasformazione dell'arto posteriore
da palmare a piede e un osso deve rinunciare alla trasformazione. Tale
osso è il cuboide, che agisce da fulcro facendo ruotare su se
stesso le altre ossa e facendo formare l'osso calcaneo e l'astragalo.
Si presenta così la postura di fig. 3 in cui viene adoperato
il primo strumento, l'albero.
L’essere, aggrappandosi con il primo ed il secondo dito del piede
al tronco, provoca l'allungamento dell'interno piede, dando la formazione
alla postura della fig. 4.
Quest’ultima dimostra le prime prove dello stare in piedi e, con
l'aiuto del terreno fangoso, l'essere riesce a far ruotare il busto
sugli arti, dando la possibilità alla testa di portarsi in asse
negli spazi statici e dinamici.
Con la testa in alto, si mettono in trazione i muscoli anteriori del
busto con i muscoli dell'interno gamba, formando così il primo
arco plantare dell'interno piede.
Nasce in questo modo il Praenzinianthropus di fig. 5. Con questa nuova
postura le mani sono libere. Libere anche per costruire la scala per
salire sulle palafitte. I bambini dell’ominide, nel salire, poggiano
la protuberanza dell’osso calcaneo sul piolo della scala e finalmente
il cuboide poteva liberarsi, iniziando a ruotare, mettendo in moto anche
il terzo cuneiforme e formando l’arco plantare laterale.
Da questo momento il piede ha bisogno dell’ultimo strumento che
deve sincronizzare il movimento dei tre archi plantari per creare i
processi di pronazione-supinazione e adduzione-abduzione. Questo strumento
è il vestigio, nel quale si formano dei cunei e delle sponde.
Tali elementi creano delle spinte dal basso verso l’alto, in questo
modo l’osso del calcagno può ruotare, dando la possibilità
all’osso astragalo di bilanciare. Tale bilanciamento aziona la
fibula, che, agendo da biella, porta il ginocchio nella fase di ab-adduzione
(spostamento esterno - interno).
Dopo la postura in fig. 6 (uomo in posizione eretta) avrebbe dovuto
formarsi la postura di fig. 9, ma l’uomo comincia ad utilizzare
delle calzature in cui manca l’elemento stabilizzante, il vestigio.
Il cuboide torna a non lavorare portando l’uomo nella prima conformazione
scorretta della fig. 7, denominata lordosi.
.Con l’avvento
della modernizzazione, abbiamo pavimentato case e strade. La calzatura
rimane sempre piatta al suo interno e, quindi, i tre archi plantari
perdono completamente il loro movimento naturale e danno origine alla
seconda conformazione scorretta di fig. 8: la cifosi.
Oggi queste due conformazioni, provocate dalle calzature e dalla durezza
delle pavimentazioni, recano tanto danno all’umanità ed
impediscono la giusta evoluzione della specie umana. Se prendiamo in
considerazione il processo delle 5 ossa del medio-tarso e completiamo
la calzatura aggiungendo il vestigio, l’uomo potrà correggere
la sua evoluzione e le prossime generazioni potranno finalmente raggiungere
la postura di fig. 9
Utilizzando
da bambino questo tipo di calzatura , si arriverà alla modificazione
dell’osso cuboide, la tuberosità del cuboide si porterà
verso la parte posteriore dell’asse tibiale e si andrà
a collocare sotto la protuberanza dell’osso del calcagno. Vedere
fig. 10 e 11). In tal modo finirà l’evoluzione del piede,
facendo nascere quello che io chiamo l’"homo intelligens".
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MESSAGGIO
AI CALZATURIERI
L'uomo prima di raggiungere la posizione eretta aveva le ginocchia
in flessione, con la tibia in posizione diagonale. Per naturale evoluzione
l'uomo raggiunge la posizione eretta in maniera perpendicolare, per
cui alla base del piede si formano gli archi plantari creando uno spazio
vuoto tra la pianta del piede ed il piano di calpestio livellato (vedi
fig. 1).
Riempiendo tale spazio, tra la parte esterna e quella interna, quindi
sotto gli archi, si formano dei cunei.
Quelli esterni funzionano da pistoni che spingono l’arco verso
l’alto e facendo in modo che anche il quinto metatarsale viene
aiutato dalle spinte. Quelli interni invece agiscono da freni, non permettendo
l'appiattimento dell'arco e favorendo in tal modo una perfetta supinazione
degli archi.
Il vestigio viene posizionato nella calzatura riempiendo
lo spazio vuoto. svolgendo quindi la funzione di pistoni e freni e consentendo
un perfetto movimento di deambulazione al piede (vedi fig. 2).
Il piede non avrà più motivo di soffrire di tallonite,
tendinite, spina calcaneare, calli, duroni, occhio di pernice, sudorazione,
alluce valgo e crescita dell’unghia all’in sù ed
all’in giù e perdita della stessa.
La posizione posturale scorretta favorisce la sofferenza delle caviglie,
delle ginocchia, del bacino, della colonna vertebrale, delle scapole,
delle braccia, della bocca, degli occhi, delle orecchie e della testa.
È quindi di estrema importanza l'inserimento del vestigio nella
calzatura.
IL PRINCIPIO SU CUI HO INVENTATO
IL VESTIGIO, DA SARTO E' IL SEGUENTE: MI SONO RESO CONTO CHE LA LINEA
FISIOLOGICA DELLA COLONNA VERTEBRALE CORRISPONDE ALLA LINEA FISIOLOGICA
DELL'ARCO PLANTARE (VEDI FIGURA)
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L’ evoluzione
della specie umana vista da un sarto
Sono entrato in sartoria per imparare a confezionare l’abito ma
ho dovuto imparare anche a “leggere” le due conformazioni
denominate lordosi e cifosi, ovviamente per motivi squisitamente sartoriali
e non clinici.
Mi fu consigliato di studiare il movimento del corpo umano ed è
grazie a questa studio che ho cominciato a chiedermi con insistenza
come mai l’uomo avesse raggiunto la stazione eretta ,assumendo
tuttavia, nella maggior parte dei casi da me sempre più osservati,
conformazioni scorrette.
Approfondendo le mie osservazioni, mi resi conto che la causa di queste
errate conformazioni era da individuare nella calzatura.
Essa infatti al suo interno è solitamente piatta, per cui quando
si scarica tutto il peso corporeo sul piede, come è inevitabile
che sia nella stazione eretta, l’osso del calcagno si porta in
una posizione di rotazione forzata, trascinando con sè l’astragalo
ed il malleolo fibulare verso l’esterno piede e così, di
conseguenza, inizia una serie di torsioni che vedono coinvolti con effetto
a catena le ginocchia, il bacino, la colonna vertebrale ed infine con
ultimo riflesso il capo.
Ho altresì osservato che col tempo il soggetto “adatta”
il proprio corpo a scaricare il peso sul piede sinistro nella posizione
statica e quale effetto immediato si verifica quella che è la
conformazione scorretta tipica dei lordosici, mentre ai cifosici la
rotazione dell’osso del calcagno avviene all’interno piede
e lo scarico corporeo si adatta sul piede destro sempre nella posizione
statica.
Tutto ciò avviene quando “usiamo” inconsapevolmente
il processo di “adattamento”,.
Intendo per “adattamento”un vero e proprio processo che
tento di spiegare con un esempio: l’uomo quando ha un dolore cerca
una posizione di comodo senza rendersi conto di aver assunto una postura
scorretta e rimane in quella posizione, posto che egli ritiene che quella
sia la migliore risultando alleviata la sensazione del dolore ed è
per questa ragione che egli non cambia posizione, cosicché il
suo corpo si “adatta” in quella posizione, che se pur non
naturale, viene eletta come migliore per lo scopo lenitivo che assolve.
Ho quindi ulteriormente riflettuto e ho tratto altre conclusioni che,
essendo un sarto devo spiegare con altro esempio come di seguito.
Prendiamo una coppia che mette al mondo dei figli: ho osservato che
solitamente il figlio maschio prende la conformazione scorretta del
padre, mentre la femmina prende la conformazione scorretta della madre
e tutto questo succede nella fig. 6, che nella sua successiva progressione
fa assumere al corpo le posture scorrette di fig. 7 e 8.
Se la coppia, come nella fig. 6, continuasse ad “usare”
il processo naturale, cioè la “modificazione”, la
progressione scorretta non si verificherebbe:
Occorre però precisare cosa intendo per “modificazione”
che, nella mia riflessione, assume il valore esattamente contrario al
procedimento di “adattamento”.
Riprendendo la constatazione sopra riportata, intendo affermare che
con la “modificazione” si opera un processo che in alcune
parti del corpo modifica qualcosa e allora in conseguenza i figli, maschi
e femmine vengono al mondo modificati ed evoluti con la postura corretta
di fig. 9.
Il processo di modificazione può avvenire solo quando usiamo
strumenti naturali che ci fornisce madre natura.
Facendo l’analisi delle due conformazioni scorrette dell’uomo,
possiamo trovare il legame tra l’essere modificato ed evoluto
dal quale viene l’uomo e quelli che noi comunemente chiamiamo
animali, cioè gli esseri che, contrariamente agli esseri umani,
hanno da sempre usato il processo di adattamento.
Le mie riflessioni mi hanno portato a rappresentazioni grafiche che
rendono forse più comprensibile il mio discorso.
Partiamo dalla fig. 1 alla fig. 4. Nello schema ho disegnato alcune
stazioni e in ogni stazione ho messo un numero, faccio un esempio, nella
prima stazione ho scritto il numero 128, questo numero corrisponde alle
modificazione che hanno subito le generazioni modificate durante l’evoluzione
nella loro stazione per poi passare nella stazione di fig. 2 che continua
fino alla stazione di fig. 4.
Mi avvalgo delle mie figure per tentare di rendere più chiara
l’origine quelli che noi chiamiamo animali.
Partiamo dalla stazione di fig.1 e consideriamo che la prima coppia
di esseri ha generato un certo numero di figli, maschi e femmine, di
essi una parte ha “usato” il processo di modificazione e
questi individui hanno a loro volta generato figli modificati e di conseguenza
“evoluti”, mentre gli altri figli hanno “usato”
il processo di adattamento portando il corpo nella conformazione scorretta,
così purtroppo i loro figli sono nati uguali ai genitori perpetrando
anche loro il processo di adattamento, e ancora oggi questi esseri nascono
uguali come milioni di anni fa, e sono quelli comunemente chiamati animali.
Questo processo è stato usato anche dalla generazione 2 alla
generazione 128 nella stazione,1 e ugualmente è accaduto nelle
stazioni 2, 3 e 4.
Ora cerchiamo di capire cosa è successo dalla fig. 4 alla fig.
6, in pratica come l’essere modificato ed evoluto è riuscito
a diventare uomo,e come sono scomparsi quelli che l’uomo chiama
animali.,
Nella fig. 4 si osserva il numero 16 , significa che le generazioni
hanno subìto 16 modificazioni per poi passare alla fig.5, nelle
prime 12 generazioni avviene lo stesso processo che ho spiegato nella
prima stazione, cioè 12 esseri si modificano e si evolvono, mentre
gli altri 12 hanno usato il processo di adattamento e sono diventati
animali.
Ritengo, sulla scorta delle mie considerazioni che dovrebbero esistere
12 forme di scimmie e le ultime 2, cioè l’undicesima e
la dodicesima sono quelli che l’uomo chiama gorilla e orango e
qui finisce la formazione dell’animale.
Mentre gli altri 4, sempre nella stazione di fig. 4, cioè le
generazioni dalla tredicesima alla sedicesima hanno continuato ad usare
solo il processo di modificazione, così sono riusciti a portare
il corpo in piedi ed a formare l’arco plantare interno piede,
dando la possibilità di formare il primo ominide col nome di
“principio dell’uomo” ( vedi fig. 5).
In questa stazione sono avvenute 8 modificazioni e, mentre gli ominidi
modificavano le ossa del piede, generando l’arco plantare esterno
e quello anteriore, creavano il nucleo fondamentale evolutivo per l’affermarsi
sulla faccia del nostro pianeta di quello che poi gli scienziati hanno
definito homo abilis, ovvero il primo uomo.
Questo primo uomo in coseguenza dell’arco plantare formatosi e
della sua nuova posizione (eretta) ha man mano perfezionato il movimento
del piede e la deambulazione, con conseguenze anche ovviamente sui movimenti
delle ossa di supporto al movimento che si diparte dal piede (tibia
e femore).
Ulteriore effetto della modificazione intervenuta è stato quello
della quasi abolizione o della forte riduzione della flessione delle
ginocchia, giungendo così ai prodromi della formazione e affermazione
dell’ homo erectus.
Questo “ secondo” uomo evoluto, a sua volta, con la nuova
postura assunta ha prodotto una sempre più crescente “tensione
posturale” che nella sua fase conclusiva e perfezionata consente
di definire la terza tipologia umana, definita dagli scienziati homo
sapiens, il quale –liberato dalla schiavitù dell’uso
forzato di tutti i suoi quattro arti per la necessità deambulatoria,
ha potuto trasmettere il sapere con consapevolezza ai propri figli per
la prima volta nella storia dell’umanità.
La possibilità dell’insegnamento, cioè della trasmissione
delle conoscenze acquisite ha infine consentito di raggiungere nella
scala evolutiva l’ultimo stadio attuale e cioè quello che
gli scienziati hanno definito homo sapiens sapiens.
Ma l’evoluzione per sua stessa natura non ha fine e io reputo
che essa, per quanto riguarda la nostra specie sia in atto, sicchè
dalla attuale nostra condizione, che io rappresento nella figura 6,
dovremmo dirigerci verso quella che dal mio punto di vista, sarà
progressivamente raggiunta come la nuova postura del futuro e che io
rappresento nella figura 9.
In conclusione, come si può comprendere da tutto quanto ho sopra
rappresentato, voglio dire che l’uomo non viene dalla scimmia,
intesa come animale, ma, da una forma scimmioide modificata ed evoluta,
attraverso l’osservazione di quell’elemento fondamentale
che è il punto di legame ineludibile tra l’uomo e la terra
che lo ospita, cioè il suo piede.
Leonardo Armillotta.
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L'UOMO MODERNO
Perché l’uomo moderno deve soffrire di tantissimi problemi
posturali?
Mentre l’uomo che vive allo stato naturale, cioè privo
di ogni
forma di modernizzazione, intendo chi vive allo stato primitivo, è
sempre agile e non si lamenta mai di alcun problema posturale.
Iniziamo a differenziare i due nomi dell’uomo, il primo lo chiameremo
uomo naturale, cioè l’uomo primitivo, invece a noi daremo
il nome di uomo modernizzato.
Mi chiedo, se qualcuno di noi uomini modernizzati ha visto soffrire
qualche volta l’uomo naturale di tallonite, tendinite, spina calcaneare,
calli, duroni, occhio di pernice, sudorazione, alluce valgo e crescita
dell’unghia all’insù ed all’ingiù con
perdita della stessa.
Inoltre domandiamoci se abbiamo mai sentito l’uomo naturale lamentarsi
di dolori alle caviglie, alle ginocchia, al bacino, alla colonna vertebrale,
alle scapole, alle braccia, alla bocca, agli occhi, alle orecchie e
alla testa e mi fermo qui, ma, la lista è ancora lunga.
Dunque, se l’uomo naturale non accusa alcuna forma di sofferenza
è perché non porta alcuna calzatura e capi di vestiario
scorretti, in più cammina a piedi nudi sul piano di calpestio
naturale, lasciando sul terreno l’orma del piede, il quale sollecita
le ossa del piede a far lavorare in perfetta sintonia tra loro tutti
i muscoli dell’intero corpo.
Così le ossa delle gambe, del busto e della testa, si portano,
ognuno, nella posizione naturale formando una perfetta postura corporea.
Noi uomini modernizzati che, usiamo calzature e capi di vestiario scorretti,
e camminiamo su pavimentazione artificiale, costringiamo il corpo a
soffrire di problemi posturali.
Quindi, la risposta a questa domanda è una sola: aggiungere
alla calzatura il vestigio ( orma del piede umano) ed indossare capi
di vestiario con la giusta vestibilità, in modo che muscoli ed
ossa
riottengano il giusto movimento naturale che il corpo desidera.
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